Cosa | Quando | Come | Il tour di 10 giorni
Ho una regola nella vita. Beh più di una. Ma questa, nello specifico, vuole che scelga la destinazione di un viaggio basandomi su una sensazione irrazionale, che proviene dal mio stomaco. È lui la bussola che mi guida verso la prossima tappa nel mondo. Ammetto, con una certa sorpresa, che non me ne sono mai pentita.
Questa volta però è stato diverso. Ho messo a tacere i gorgoglii del mio stomaco per ascoltare una vocina più razionale e sentenziosa che, senza andare troppo per il sottile, mi diceva “Jessica quest’anno bisogna RISPARMIARE”.
Da lì la ricerca – quasi disperata – di un volo pericolosamente economico per l’Europa. Ryanair. Roma-Santander. Il mio stomaco sussulta. Devo partire per un viaggio on the road in Spagna del Nord.
Cosa c’è da visitare in Spagna del Nord?
Spagna del Nord. Ottimo. Mi piace. Atterro a Santander. Sono carica. E…poi…? Esattamente cosa c’è da vedere durante un on the road in Spagna del Nord? Rovisto in ogni polveroso cassetto della memoria ma – oltre a una sfocata immagine di Santiago del Compostela – c’è un vuoto irragionevole.
Così non va. Inizio a fare qualche ricerca online e, ora che ci sono stata, posso dirti che la Spagna del Nord non è in nessun modo la tabula rasa della mia memoria ma una zona inattesa, per nulla scontata.
Durante il mio tour di 10 giorni in Spagna del Nord ho visitato tre regioni fiere: i Paesi Baschi, la Cantabria e le Asturie. Ambiziose e orgogliose condividono confini ma mantengono gelosamente le loro tradizioni.
Sospettavo qualcosa di sorprendente ma non mi immaginavo la determinazione dell’oceano, il vigore delle montagne, le feste innaffiate di sidro, l’ospitalità degli alojamientos rurales, i deliziosi centri cittadini. Ancora. Il profumo delle ortensie, il sottofondo di scampanacci delle mucche, la pioggia invisibile, il verde pungente delle felci.
Quando visitare il Nord della Spagna
Per un viaggio on the road in Spagna del Nord il periodo migliore è l’estate. Un’estate placida con temperature super gradevoli, per chi non ama il caldo torrido. In generale – io ci sono stata a fine luglio/inizio agosto – di giorno ci sono dai 25 ai 30° e di sera circa 18-20°.
Da non sottovalutare è l’ingombrante presenza dell’Atlantico che mantiene sempre un clima fresco e (non poco) umido. Fatto – un tantino – strano è stato vedere come in spiaggia regnasse sempre il sole e una gradevole brezza, mentre appena mi allontanavo un po’ nubi e umidità facevano capolino sopra la mia testa. Forse non è un fenomeno così bizzarro per qualche meteorologo, io l’ho trovato come minimo singolare.
Un elemento frequente è la pioggia. Una pioggia non fastidiosa, leggera, quasi invisibile. Di solito arriva e se ne va senza neanche che te ne accorgi. Ma d’altronde per essere così VERDE questa Spagna del Nord ci dovrà essere un motivo. Spoiler: sì, è la pioggia.
Come spostarsi in Spagna del Nord?
In macchina. Noleggiare un’auto è la base (io mi trovo sempre bene con questa compagnia), tanto più se vuoi fare un bel on the road in Spagna del Nord. Non ci sono alternative. In macchina hai piena autonomia; con i mezzi pubblici il limite è un macigno.
Io rifarei questo viaggio così come ho fatto, in auto, ma ho incontrato diverse persone in van. Tutte entusiaste di viversela così. Potrebbe essere un’idea.
Tour on the road in Spagna del Nord,
10 giorni di viaggio
- Giorno 1: da Santander a Bilbao
- Giorno 2: Bilbao e San Juan de Gaztelugatxe
- Giorno 3: Santillana del Mar – Comillas – Potes
- Giorno 4: Fuente Dé, Picos De Europa
- Giorno 5: Llanes e la costa delle Asturie
- Giorno 6: Picos De Europa
- Giorno 7: Ribadesella e Oviedo
- Giorno 8: la costa delle Asturie
- Giorno 9-10: Santander
Giorno 1: da Santander a Bilbao
Atterrata a Santander noleggio subito la macchina con Budget (ottima, secondo me) e guido fino a Bilbao. Grazie al ritardo di due ore del mio volo arrivo che è ormai tardo pomeriggio, perciò, decido di sprofondare nel verde del mio alloggio e riemergere solo per la cena.
Giorno 2: Bilbao e San Juan de Gaztelugatxe
Bilbao. Quanto sei bella. Una città ammodo, ordinata, educata. In borsa ho già il mio biglietto salvato per il Guggenheim Museum, un acquisto fatto settimane prima per non farmi mangiare dall’ansia ed essere certa di avere un posticino assicurato.
Faccio la conoscenza del museo dal fedele “Puppy”, il cane floreale dell’artista Jeff Koons, di guardia all’ingresso. So di dover dare la caccia ad altre 6 sculture nei dintorni perciò non perdo tempo. L’architettura del Guggenheim è sfacciatamente bella. E gli interni non mi deludono. Trascorro 2 gradevolissime ore circondata da Arte.
Sfido il caldo umido e arrivo fino al centro storico a piedi. Una camminata di mezz’ora riprendendo fiato nei (per fortuna parecchi) spazi verdi della città. Il centro di Bilbao è squisito. Giro tra le viuzze e mi fermo a divorare pintxos (le tapas in versione basca).
Nel tardo pomeriggio ho un appuntamento in un posto dal nome impronunciabile: Gaztelugatxe. Ho prenotato l’entrata dal sito ufficiale per vedere questo – senza ombra di dubbio – bel pezzo di costa. È così conosciuto perché è la fortezza di Daenerys Targaryen, in Game of Thrones (di tutto ciò mi istruisce marito, per me rimane un semplice, quanto bello, pezzo di roccia).
Dove mangiare: Restaurante Asador Ametza Larrauri
Dove dormire: Agroturismo Araize, Mungia

Giorno 3: Santillana del Mar – Comillas – Potes
Il terzo giorno di questo on the road in Spagna del Nord inizia dal borgo medievale di Santillana del Mar. Stradine acciottolate, case in pietra, balconi in fiore. Negozi di souvenir. Santillana non riesce a convincermi del tutto e entro un’oretta la saluto per andare a Comillas.
Il ritmo di Comillas mi piace, mi coinvolge. Una località turistica (con coraggio schierata contro l’overtourism) sull’oceano. Questa cittadina mi ha fatto subito gola perché qui ho scoperto esserci la prima opera dell’architetto Antoni Gaudì: El Capricho. Mostro il biglietto all’ingresso e visito questa residenza di fiori. Piastrelle con girasoli per la casa, ortensie per il giardino. È una festa di colori e bizzarrie.
Saluto l’oceano per spingermi all’interno, verso i Picos de Europa. Destinazione Potes. Un energico villaggio di montagna dove i bambini giocano nel fiume e la gente beve e chiacchiera al bar. Mi calo subito nel mood.
Vado a dormire felice, cullata da stelle e montagne.
Dove mangiare: El Canton, Potes
Dove dormire: La Casona de Barò, Barò
Giorno 4: Fuente Dé, Picos de Europa
Ho esitato. Ed è stato troppo tardi. Ma questa storia ha comunque un lieto fine. Sono venuta fino a Potes per i Picos de Europa, un parco naturale cuscinetto tra Cantabria e Asturie. Tremendamente bello.
Volevo scalare le vette in tutta comodità con la funicolare di Fuente Dé; immagina il mio sconforto quando l’accomodante host del mio alloggio mi dice “mi spiace Jessica i biglietti per questa mattina sono finiti. Potevi svegliarti prima”. L’ultima parte l’ho aggiunta io, me lo sarei meritata.
Panico. E adesso come faccio? Nel pomeriggio sarei dovuta ripartire per la prossima tappa quindi non avevo troppo tempo a disposizione. Guardo l’orologio, le 8:30 di mattino: in pratica è l’alba per gli spagnoli. Decido di andare lo stesso a Fuente Dé. Arrivo alla biglietteria e per un doloroso attimo ho pensato di farcela. Prima che la gentile addetta mi dicesse “abbiamo posto solo dalle 12:00”.
Che fare? Ormai sono qui. In qualche modo aspetterò fino alle 12 e in qualche altro modo arriverò alla mia prossima tappa, ma dopo aver visto i Picos de Europa. Perciò compro i biglietti.
I Picos de Europa sono quel respiro di aria fresca di cui avevo bisogno, lo capisco appena arrivata in cima. Registro ricordi di ogni istante e torno a valle più leggera e abbrustolita il giusto.
Questo on the road in Spagna del Nord è una continua sorpresa.
Dove mangiare: Casa Morán, Benia de Onís
Dove dormire: Valle de la Fuente, El Escobal

Giorno 5: Llanes e la costa delle Asturie
Il mio alloggio è una finestra sulla campagna asturiana. Mucche, capre, dense nuvole, una pioggerellina timida. Non mi faccio ingannare, ormai ho capito che questa non è vera pioggia, e parto verso le spiagge asturiane di cui ho tanto sentito parlare in modo splendido.
In questo tour on the road in Spagna del Nord non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di provare a surfare tra le onde dell’Atlantico. Così ho prenotato una lezione con la Scuola di surf di Llanes e il sorriso stampato sulla mia faccia (di)mostra quanto sia esaltata. È la mia prima volta su una tavola (e spero anche su un’onda).
Ci incontriamo alla Playa de Torimbia che anche senza il sole è bella da togliere il fiato. Come tutti i principianti sono quasi imbarazzante a indossare la muta. In acqua però mi sento a mio agio. Ne bevo parecchia, tanto che non mi sembra neanche più così salata, ma la mia testa è dura e sorprendo me stessa in piedi sulla tavola, a cavalcare l’onda, per ben due volte. Lo dico di nuovo, sono e-s-a-l-t-a-t-a.
Il continuo ruzzolare nell’oceano mi ha aperto una voragine nello stomaco perciò approfitto del menù del dia di una tavola calda per un buon pranzo, a un prezzo più che ragionevole. Ci sono altre spiagge che voglio vedere in questo on the road in Spagna del Nord quindi non rimango ferma a lungo. Playade Toranda, Playa de Poo, Playa, Playa de Palombina, Playa de Torò. Sfumatura diverse della potenza dell’oceano.
Mi fermo a Llanes per fare un giro nel grazioso centro cittadino e mi coccolo con un dolcetto tipico.
Dove mangiare: Sidrería Pablos-Jovino, Posada de Llanes

Giorno 6: Picos de Europa
Inizio la giornata come una lodevole vecchina di paese. Spesa in bottega, giretto al marcato, passeggiatina con il pane sottomano (a salutare altri anzianotti miei coetanei), tappa in farmacia. Quanto mi piacciono queste parentesi di assoluta vita quotidiana lontano da casa.
La 500 annaspa tra i tornanti dei Picos de Europa. Ancora una volta mi rifugio nel fresco verde dei monti fino a Sotres. Un sonnolento paesello frequentato per lo più da escursionisti. Non è il mio caso. Il nobile motivo che mi ha spinto fino qui è la mia patologica passione per i formaggi. E qua c’è il Queso de Cabrales: mica un tizio qualunque, lui è il miglior formaggio blu del mondo. Tanta roba.
Per guastarmi al meglio il Cabrales e le sue storie prenoto una visita alla Quesería Maín. Il signore del caseificio mi è simpatico. Con non poco stupore riesco a capire quasi tutto quello che spiega in spagnolo. Scendiamo nelle grotte dove vengono fatte riposare le forme di formaggio. Si conclude con una squisita degustazione. Sotres è il mio paradiso pastorizzato.
Dove mangiare: Sidrería Casa Niembro, Asiegu. Il migliore ristorante del mio on the road in Spagna del Nord.

Giorno 7: Ribadesella e Oviedo
Gli Spagnoli sanno fare festa. L’ennesima conferma me l’ha data la cittadina di Ribadesella in pieno dopo-sbronza dalla Fiesta de las Piraguas.
Il primo sabato di agosto l’esuberanza, l’eccitazione, l’entusiasmo per la Discesa Internazionale del fiume Sella (ovvero la Fiesta de las Piraguas) si riversa a Ribadesella. Il risultato è un weekend di normale delirio.
Io volevo assistere alla discesa in canoa del fiume (l’evento principale, appunto). Eccomi che alle 10 di mattina arrivo in città. Una città deserta, dal tanfo nauseabondo e dove in giro si vedono solo i netturbini. Ripeto, alle 10 di mattina.
Mi sento un tantino fuori luogo. Faccio un giro nel centro cercando di distrarmi ma di negozi aperti non c’è traccia. 10:30. 11:00. 11:30. Finalmente adocchio una gentile signora e chiedo una spiegazione logica di questa bislacca situazione. Con dolcezza mi risponde che la città prende vita a mezzogiorno, “entra in un bar e vedrai”. Ha tutta la mia attenzione.
Come promesso alle 12 spaccate entro nel bar principale della piazza. Ed è vero. Gente stipata ovunque si alza in piedi – ognuno con una bandiera delle Asturie al collo – e in coro intonano l’inno della regione. I canoisti hanno iniziato la discesa. Nel giro di 5 minuti quella che mi era sembrata una cittadina amorfa diventa la miccia di una giornata esplosiva. Andiamo tutti (ormai anch’io sono parte del paese) al ponte aspettando l’arrivo dei canoisti tra un bicchiere di sidro e l’altro. Musica, applausi, cibo, alcool. Che giornata radiosa.
Per riprendermi faccio una pausa alla Playa de Rodiles, una spiaggiona accogliente con surfisti che si divertono sulle onde e famiglie che si godono la playa. Le Asturie sono davvero un posto interessante.
Proseguo l’on the road in Spagna del Nord arrivando a Oviedo, il capoluogo della regione. Una città che la luce del tramonto rende ancora più delicata.
Dove mangiare: Ca’Suso, Oviedo
Dove dormire: Hotel Palacio de De La Viñona, Colloto

Giorno 8: la costa delle Asturie
Torno sulla costa attratta dalla nomina di “villaggio invisibile” che ha Cudillero. Questo borgo di pescatori infatti ha una posizione assurda, così singolare che non si può vedere né da terra né da mare. Intrigante.
Il borgo di per sé è piccolino ma caratteristico; passo una piacevole ora abbondante tra negozi di artigianato, delizie culinarie e pescherie con raccapriccianti percebes. Blah! Non riesco neanche a nominarli senza provare un primordiale senso di disgusto, eppure questi crostacei sono una prelibatezza del mare.
Ho visto abbastanza. Il mio itinerario on the road in Spagna del Nord mi porta al faro de Cabo Vidío. Per arrivarci percorro un sentiero che è uno schianto: proprio sul margine delle scogliere, il mio sguardo è catturato dalla solennità delle coste asturiane.
Visto che l’esperienza-faro mi è piaciuta così tanto decido di ripeterla e vado a vedere anche il faro de Cabo Busto. Bello èh, niente da dire, ma non mi coinvolge come Cabo Vidío.
Sono di nuovo in macchina per arrivare a Playa del Silencio, una delle spiagge più belle d’Europa. (Così ho letto da qualche parte). Parcheggio a casa di una famiglia che ha capito subito che il suo campo era al posto giusto e potevano farci qualche soldo proponendolo come parcheggio per turisti comodoni.
Cammino per una decina di minuti e arrivo al punto panoramico per adocchiare la playa: l’oceano qui è rilassato, cullato da una dolce ninna nanna. Alte scogliere proteggono la spiaggia. Con il sole è un’autentica bellezza.
Soddisfatta me ne torno a Oviedo.

Giorno 9-10: Santander, fine dell’on the road in Spagna del Nord
Le Asturie mi congedano con la loro rassicurante pioggerellina mattutina. Anche a me spiace lasciarle.
Oggi riparto per l’ultima tappa del mio on the road in Spagna del Nord. Torno in Cantabria, a visitare Santander. Ammetto – con una certa umiltà – che ero un tantino prevenuta. A prima vista Santander mi sembra troppo CITTÀ. Ma non era vero.
Arrivata in hotel faccio due chiacchiere con lo squisito proprietario italiano; appresa qualche info utile esco subito. La città inizia a sembrarmi promettente. L’oceano è a un passo e ne approfitto per una gradevole passeggiata. La gente è rilassata, amichevole, sorridente. Carretti di gelato, tavole da surf. Sono inebriata da questa atmosfera.
La mia prima tappa è la Penisola di Magdalena con il Palacio Real: l’ex residenza estiva dei sovrani spagnoli. Durante questo tour in Spagna del nord sono rimasta piacevolmente sconvolta dalla precisione e dalla pulizia che regnano sovrane o-v-u-n-q-u-e. Ma la Penisola di Magdalena sembra davvero appena tirata a lucido, profuma e brilla come in una pubblicità di detergenti. Mi godo lo spettacolo con un inaspettato delizioso gelato.
È l’ultimo giorno di viaggio quindi me la prendo comoda e mi sposto con l’ottima rete di bus che collega ogni angolino di Santander. Scendo in centro per godermi il lungo mare cittadino, il Paseo de Pereda. Tra reperti del passato e musei del futuro, mi fermo a salutare quattro ragazzini di bronzo, omaggio agli orfani della città.

Adesso sono pronta per il centro storico vero e proprio ma il mio orologio segna le 15. Tutte le serrande scendono inesorabili. Non si alzeranno prima delle 17. Rimando a più tardi gli acquisti gastronomici. Faccio due passi tra il Mercado del Este e la Cattedrale, poi mi soffermo ancora un po’ sulla vita lungo mare.
Per la sera decido all’ultimo di allungarmi fino al Barrio Pesquero, il quartiere dei pescatori. Arrivo presto, i ristoranti non sono ancora aperti, così mi stupisco a osservare i bambini giocare a chiappe al vento, tuffandosi in acqua. Una travolgente semplicità che non ritrovavo da anni. Ceno con del pesce squisito e un premuroso cameriere. Mi sento felice.
Dove mangiare: Restaurante Los Peñucas, Barrio Pesquero Santander
Dove dormire: Le Petite Boutique Hotel, Santander
Concludo soddisfatta il mio on the road in Spagna del Nord. Torno in hotel e faccio le valige. Il mattino seguente mi aspetta il volo di rientro ma, cara Santander, questo è solo un arrivederci.
Grazie per essere passati di qui!
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