Nel mio DNA non c’è traccia del sogno americano. Non sono mai stata affascinata dalla cultura made in USA. (Un po’ – forse – mi vergogno, ma sono fieramente imbarazzata nel dirti che non ho mai bevuto Coca-Cola. Non sto scherzando.)
Insomma nei confronti dell’immensa America ho sempre avuto una curiosità scettica. Però, c’è un però in questa storia che mi piomba addosso a settembre 2023. Quando mi sono sposata.
Il ragionamento – non è stato dei più brillanti che ho elaborato ma di certo uno dei più schietti – è stato: per gli USA serve parecchio tempo e servono ancor più soldi. Direi che l’occasione giusta è il viaggio di nozze. Banale ma reale.
Ecco allora la mia personalissima esperienza (non può essere altrimenti con un paese così grandiosamente variegato). Il mio itinerario in West Coast di 14 giorni.
Quando andare nella West Coast USA?
Mentirei se dicessi che il matrimonio non è stato minuziosamente programmato nel (guarda caso) giusto periodo per un viaggio in West Coast.
Posso dirti che nella seconda metà di settembre il clima è gradevolissimo. Bel tempo ma niente caldo soffocante. Neanche una giornata di pioggia. Me la sono proprio goduta.
In generale un viaggio tra California e parchi americani si può affrontare tutto l’anno ma i mesi migliori rimangono maggio, giugno e settembre. Se poi il caldo quello real non ti preoccupa va bene anche l’estate.
Riassunto dell’itinerario in West Coast di 14 giorni
- San Francisco
- Yosemite National Park
- Eastern Sierra
- Las Vegas
- Da Las Vegas al Bryce Canyon
- Bryce Canyon
- The Wave
- Monument Valley
- Grand Canyon e Route 66
- Da Williams a Los Angeles
- Los Angeles
🚗Guidare una buona auto è fondamentale: io rimango sempre molto contenta noleggiando su questo sito web.
Itinerario in West Coast di 14 giorni: partenza da San Francisco (2 giorni)
Dopo una frastornante settimana tra New York e le Cascate del Niagara sorvolo concentrici campi di grano per arrivare in California, a San Francisco. La prima tappa del mio itinerario in West Coast di 14 giorni. Trascorro qui due giorni pericolosamente graziosi.
A San Francisco faccio una bella pedalata dai leoni marini con sbadiglio facile al Fisherman’s Wharf fino all’atmosfera vacanziera-chic di Sausalito.
Ripenso all’audace fascino di Sean (Connery) nel film “The Rock” quando osservo il Palace of Fine Arts. Vinco la sfida contro il vento e la nebbia attraversando il Golden Gate Bridge. Mi innamoro dell’Asian Art Museum è dell’energia colorata della mostra di Takashi Murakami. Affronto gli spavaldi sali-scendi della città a bordo del dolcissimo cable car.
Mi sciolgo davanti alla bellezza delle case vittoriane, e alla povertà nelle strade. Mi strazia la mente vedere una città che vive sui marciapiedi. Persone cacciate dalla polizia al mattino e che si trovano in un atro (allucinogeno) mondo alla sera. San Francisco mi lascia un retrogusto dolce-amaro.
💡Se hai poco tempo per visitare la città può essere carino partecipare a un free tour!

Da San Francisco allo Yosemite National Park (circa 4 ore)
I miei polmoni hanno bisogno di aria fresca. Dopo quasi 10 giorni di vita da città ho bisogno di r-e-s-p-i-r-a-r-e. Perciò sono a dir poco elettrizzata per la giornata nel verde brillante che sta iniziando.
La prima sbirciatina ai parchi americani è dallo Yosemite National Park. Un peccato vederlo in un solo giorno, un crimine non inserirlo in un itinerario in West Coast di 14 giorni.

Bello. Maestoso. Gagliardo. Solenne. Mi arrampico in auto fino a Glacier Point, il punto panoramico più tremendamente sensazionale che ho mai visto. E capisco che forse respirare è sopravvalutato. Perché mi sento incredibilmente viva anche se mi manca il fiato per l’assoluta bellezza del panorama che ho difronte. Questa vista mi fa impazzire. È con un’estrema forza di volontà che risalgo in macchina e scendo verso la Yosemite Valley. Cascate, rocce millenarie, laghi, ruscelli. È l’ambiente per me.
Approccio i tornanti della Tioga Road per tagliare il parco da una parte all’altra. Questa strada è un viaggio nel viaggio tra le rocce di Olmsted Point che ricordano antichi draghi addomesticati; le acque limpide e l’aria frizzante del Lago Tenaya; i placidi prati verdi di Tuolumne Meadows.
🔎Yosemite National Park in un box. L’ingresso al parco è a pagamento ma, se hai intenzione di visitare più parchi americani, ti conviene fare la tessera dei parchi (80$/anno). Ti consiglio di ritagliarti almeno un giorno pieno allo Yosemite, meglio ancora due. Fai attenzione quando programmi il tuo itinerario in West Coast di 14 giorni perché la Tioga Road non sempre è aperta, causa maltempo.
Dallo Yosemite National Park alla Eastern Sierra (circa 3,5 ore)
Lee Vining è una cittadina anonima, dallo sbadiglio facile. Ottimo punto di partenza per visitare la Eastern Sierra il cui rigoglioso fascino è troppo spesso offuscato dalla vicina e rinsecchita Death Valley.
Ammetto, a malincuore, che anch’io avrei saltato a piedi pari l’Eastern Sierra nel mio itinerario in West Coast di 14 giorni. Ma il caso ha voluto che il posto più caldo della terra fosse stato maltrattato da una pioggia torrenziale. Ecco la mia opportunità.
Nella Eastern Sierra il primo a presentarsi è il vetusto Mono Lake. Il secondo lago più antico di tutto il Nord America (ah però!). Qui la natura si è divertita a imitare Pollock e ha sgocciolato bizzarre torri di tufo che decorano, irregolari, le sponde del lago. Un paesaggio assolutamente surreale nella sua unicità.

Proseguo con gli occhi incollati al finestrino fino a Mammoth Lake. La regina delle piste da sci invernali. E un luogo assurdamente bello in estate. Paffute conifere in salute, penetranti sorgenti termali, laghi trasparenti.
Decido di non averne abbastanza. Così mi spingo più in là, dove il fiume Mammoth da torrente d’acqua deliziosamente gelida diventa una graziosa piscina ri-bo-bo-bo-llente. Hot Creek Geological Site. L’odore di zolfo è si impadronisce del mio naso e alcune piccole pozze colorate mi ricordano le immagini di Yellowstone, in scala ridotta. Non vorrei lasciare questo posto ma un fugace temporale non mi dà altra scelta.
Cambia nettamente la scenografia. Le montagne, con sporadici avanzi di neve, lasciano il posto a un paesaggio sempre più piatto, compresso. Finché arrivo al crudo deserto. Sono in Nevada.
Dormo in uno dei centri abitati più vicini alla Death Vally, Beatty. E mi addormento crucciandomi su chi mai abbia avuto l’idea di fondare questo insignificante e vuoto paesino.
Dalla Eastern Sierra a Las Vegas (circa 2 ore)
Faccio una colazione calorica in un diner dove tutto grida anni ’60. Nel parcheggio si è appena fermato un gruppo di motociclisti in Harley-Davidson. Mi crogiolo felice in questo adorabile stereotipo americano.
Per oggi ho solo una tappa in programma: l’indefinibile Las Vegas. Questo è l’unico giorno di esclusivo, noioso, banale relax. Trascorro il pomeriggio in piscina a osservare quale specifica fauna popola la “Città del peccato”. Questi i dati che ho raccolto, con scrupolo: 10% di ragazze in provocanti bikini, 20% di signore di mezza età tirate a lucido, 60% di anzianotti in polo griffate. Un transito di cocktail encomiabile. Francamente mi meritavo qualche Bradley Cooper in più.
La serata trascorre come può trascorrere una serata a Las Vegas di una persona irrimediabilmente equilibrata. Spuntino al bar dell’hotel, un Martini per essere brilla, una puntatina al casinò di 10$, un giro lungo la Strip, lo spettacolo delle fontane (in ristrutturazione) del Bellagio. A mezzanotte sono a letto, senza rimpianti. Questa città non fa per me.
Punto la sveglia incredibilmente presto; domani sì che mi aspetta una giornata interessante.
Da Las Vegas al Bryce Canyon, passando per la UT-9 (circa 4 ore)
Non pensavo che una terra crudelmente bruciata dal sole potesse essere così incantevole. Ma non mi ero mai imbattuta nella natura della Valley of Fire. Un luogo che non può appartenere a questo mondo. Opinione, suppongo, condivisa, visto che qui hanno girato la scena della morte del capitano Kirk, in Star Trek.
Questioni fantascientifiche a parte la Valley of Fire è uno dei parchi in West Coast che più mi ha affascinato. Colossali rocce appartenenti a epoche sbiadite, iscrizioni rupestri (segnali da un’altra galassia?), strade panoramiche che sono una vera goduria da percorrere.

Continuo la mia scorpacciata di strade spettacolari guidando sulla UT-9. La migliore deviazione di questo itinerario in West Coast di 14 giorni. Una fisarmonica tra montagne dipinte a strisce rossicce. Sopra di me un cielo bluissimo. Mi godo ogni grammo di libertà che questa strada mi concede; sfioro l’affascinante Zion National Park – con la promessa che la prossima volta tornerò in Usa anche per lui – e proseguo tra gallerie e archi naturali.
Arrivo nella minuscola cittadina di Hatch. Ad accogliermi c’è una dolce signora di mezza età, proprietaria del ranch dove passo la notte. Il cielo diventa una massa arancione screziata, anche le montagne si accendono. Sono alle porte del Bryce Canyon. La premessa è deliziosamente promettente.
🔎Valley of Fire State Park in un box. Questo è un parco statale, quindi, non è incluso nella tessera dei parchi, l’ingresso costa 15$ per vettura. Viste le temperature hot è meglio visitarlo di primissima mattina, soprattutto in estate.
Se anche tu prosegui poi verso il Bryce Canyon, nel tuo itinerario in West Coast di 14 giorni, allora percorri la UT-9. Questa strada passa attraverso lo Zion National Park (l’ingresso è incluso nella tessera dei parchi).
Dal Bryce Canyon a Kanab (circa 1,5 ore)
Sono stata (un tantino) troppo spavalda. La panta-gonna che indosso stride terribilmente con gli 8° che segna il cruscotto dell’auto. Aggiungo strati su strati finché mi sento pronta ad affrontare le altitudini del Bryce Canyon. (Il punto più alto supera i 2700 metri…What?!).
Il Bryce Canyon è il mio personale atto di fede. Una natura delicata, accesa, espressiva, bizzarra nelle forme dei tipicissimi hoodoos. La mia mente fatica a intrappolare questo capolavoro in serrati paradigmi logici. Questa bellezza ha qualcosa di magico. Irrazionale. Surreale. Percorro tutta la strada panoramica fino al Rainbow Point, e perdo il conto di quante tappe faccio.
Torno indietro verso l’Anfiteatro, la parte più scenografica del canyon. L’aria si scalda impercettibilmente, il cielo si libera dalle nuvole. Gli hoodoos risplendono. Dichiaro ufficialmente che questo è uno dei panorami più belli che registrano i miei occhi in questo itinerario in West Coast di 14 giorni.
Vedere da lontano questi buffi pinnacoli non mi basta, sento la necessità di avvicinarmi. Così convinco marito a percorrere il Navajo Loop trail. Un sentiero che porta nello stomaco del canyon attraverso un ipnotico zig-zag. Rimango senza fiato dalla meraviglia che mi circonda e dalla micidiale salita che affronto per tornare indietro.

Lancio un’ultima occhiata all’Anfiteatro e mi chiedo se ci rivedremo ancora. Non ho certezze sulla risposta, quello che so è che ad attendermi, adesso, c’è la prossima tappa. La Little Hollywood dello Utah, Kanab. Arrivo in città giusto in tempo per farmi una breve ma intensa cultura sui film western e mettere qualcosa nello stomaco.
Prima di rientrare nel motel ricevo un messaggio da un numero con prefisso 001, USA. È tutto chiaramente stabilito. Imposto la sveglia alle 4am e scivolo in un sonno irrequieto.
🔎Bryce Canyon in un box. L’ingresso è incluso nella tessera dei parchi. Puoi girare il parco in autonomia, con la tua auto, oppure con le navette gratuite messe a disposizione. Considera un giorno per vedere i punti principali. Il Navajo Loop Trail è un percorso ad anello ma, durante il mio itinerario in West Coast di 14 giorni, era in parte chiuso per danni causati dal maltempo.
Da Kanab a Page (circa 1 ora), escursione al The Wave
È ancora buio. Una jeep 4×4 si accosta al motel e io la seguo ubbidiente. Guido per circa 20 minuti quando d’un tratto accosta in uno spiazzale sterrato, non c’è anima viva.
Questo potrebbe essere l’inizio di uno sciatto film dell’orrore oppure di una delle giornate più sorprendenti della mia vita. Per mia fortuna è la seconda opzione.
Scendo dall’auto e l’aria gelida fa capolino nei miei polmoni. La guida (che da questo momento chiamerò Swin) si presenta a me e marito, e ci invita a salire sulla sua Jeep. Impossibile proseguire oltre con una Toyota Corolla. La strada è un shake shake shake continuo. Cerco di prestare attenzione a quello che dice Swin ma sono troppo intenta a non vomitare.
Grazie al cielo arriviamo al parcheggio da dove inizia l’escursione. Preparati gli zaini, segno il mio nome e quello di marito nel registro degli escursionisti, per sicurezza.
È tutto pronto. Inizia la camminata. Un passo dopo l’altro, una chiacchiera dopo l’altra. E nel giro di un’oretta cambia tutto. Arrivo in un luogo così fragile che solo poche persone al mondo hanno la fortuna di poterlo visitare. Arrossisco a pensare che io sono una di quelle. Swin mi accompagna vigile e mi racconta la storia di questo posto e – credimi – anche se ce l’ho davanti agli occhi non sono certa che sia reale.
Il The Wave, un’onda scavata nella roccia, è la massima espressione della natura. Dubito che (ri)vedrò mai qualcosa di simile. È bello da togliere il fiato. I suoi colori sgargianti, le sue linee morbide. I fugaci giochi di luce danzano snodati sull’arenaria. È PAZZESCO.

Appoggio la mano su questa ruvida roccia giurassica per imprimerne il ricordo e Swin mi dice di esprimere un desiderio. Dice che qui l’energia è talmente positiva che quello che chiedo non può non avverarsi. (Ci voglio credere, ma ti farò sapere se è effettivamente così).
Adesso bisogna decidere. Continuare la salita oppure gironzolare un po’ nei dintorni? Marito mi guarda di sottecchi, sa già che per me non esiste altra opzione che spingersi più in su. Si arrende senza neanche lottare. Così seguo Swin sulle delicate creste delle Vermilion Cliffs facendo attenzione a non danneggiare questa friabile roccia. Il paesaggio si fa sempre più stravagante e dolorosamente bello.
Una grotta di sabbia è il rifugio nel quale pranzo con marito e poi – con tutta calma – inizia la discesa. Ormai fa un caldo boia ma voglio altri attimi, qui. Ripasso per l’onda che adesso ha un altro aspetto con la luce forte del primo pomeriggio. Non voglio lasciare questi paesaggi, non voglio che la memoria con il tempo ne cancelli il ricordo. Non voglio.
Arrivo al parcheggio sfinita ma immensamente grata per questa giornata.
Marito guida con determinazione fino a Page. Prima di stramazzare in motel andiamo all’Horseshoe Bend, la famosissima ansa a forma di ferro di cavallo, del fiume Colorado. Il paesaggio è di certo bellissimo ma il mio essere è ancora traboccante del The Wave e…non c’è confronto.
🔎The Wave in un box. Per accedere a questo parco devi letteralmente vincere alla lotteria (questo il sito ufficiale per tentare la sorte). L’escursione è impegnativa sia per le temperature sia per la difficoltà del trekking, perciò, io ti consiglio di affidarti a Coral Cliffs Tours. Swin è stata una guida deliziosamente preparata che ha reso indelebile questo itinerario in West Coast di 14 giorni.
Da Page al Gran Canyon, passando per la Monument Valley (circa 5 ore)
“Visto che sono arrivato fin qui tanto vale girarmi e continuare a correre”. Faccio eco a marito mentre mi immortala al famosissimo Forrest Gump Point. Comprendo il ghigno divertito che ha stampato in volto solo quando ricevo una foto su WhatsApp di me e Forrest messi a confronto. Mi scoccia ma non posso dargli torto. Tra la chioma acciuffata dei capelli e il berretto dello stesso colore io e Forrest… ci assomigliamo non poco!

Non avendo il fiato del mio quasi-sosia rimonto in auto per arrivare alla vicina Monument Valley, antica riserva navajo e immagine condivisa del Far West americano.
Sobbalzo lungo la Scenic Drive a bordo di un balbuziente trabi(bi)ccolo, insieme ad altre due coppie straniere e a una guida navajo dall’ospitalità acida. In un tono drammaticamente distaccato la guida impila storie di tutti i luoghi più famosi, su tutti il John Ford’s Point. (Il mio nonnino patito di John Wayne sarebbe orgoglioso di vedermi qui).
Tra rocce a forme d’aquila, case tipiche navajo (in affitto su Airbnb) e melodie tribali passano più di due. È il momento di proseguire lungo questo itinerario in West Coast di 14 giorni.

Lascio dietro di me questa sconfinata valle dove l’aria brilla e mi avventuro decisa verso il re dei parchi della West Coast: il Grand Canyon. Lo agguanto dalla Desert View Road. Gli ultimi impertinenti raggi di sole solleticano le pieghe dell’imponente gola del Colorado. È difficile abituarsi agli spazi made in USA. Ma credo sia del tutto impossibile abituarsi alla vastità del Grand Canyon.
Il cielo arancione si spegne quando arrivo al Grand Canyon Village. Dormo all’interno del parco, questa notte. Dopo essermi nutrita di spazi vuoti faccio fatica ad accettare la presenza ingombrante di una vera e propria cittadina nel parco. Ufficio postale, supermarket, stazione. Le dimensioni in questo accidenti di posto sono straordinariamente fuori misura.
Dopo cena attraverso un buio compatto per rientrare in motel. Approfitto della sdraio in legno fuori dalla porta d’ingresso per mettermi con il naso all’insù. Osservo il profondo cielo stellato. Se non fosse stato per il principio di congelamento non sarei mai rientrata.
🔎Monument Valley in un box. Visto che si tratta di una riserva navajo l’ingresso non è incluso nella tessera dei parchi e costa 8$ a persona. La Monument Valley la puoi girare in autonomia (ma attenzione perché l’assicurazione auto non sempre copre strade sterrate) oppure con tour organizzati dalle guide navajo. Io, nel mio itinerario in West Coast di 14 giorni, ho scelto quest’ultima opzione per alleggerire le ore da passare al volante.
Dal Grand Canyon a Williams (circa 1 ora)
È con un’immensa forza di volontà che abbandono il tepore della camera da letto e mi fiondo in un fuori che rabbrividisce. Aspetto – con altre centinaia di disordinate persone – l’alba al Mather Point. Uno spettacolo dolce, delicato, macchiato di rosa. Tutto decisamente bello, ma la folla di selfie e di chiacchiere mi lascia un retrogusto amarognolo.

Mentre fisso la mia colazione mi accorgo che anche questo piatto è incredibilmente affollato: salsicce, beacon, uova, pane tostato. Rimango frastornata dal Mather Point così come dall’American breakfast. Il caffè però me lo gusto facendo quattro chiacchiere con una coppia di novelli sposini italiani. Ci scambiamo opinioni americane e confidenze matrimoniali, da buoni sconosciuti.
Ora sono pronta ad affrontare il più selvaggio dei sentieri del Grand Canyon. Un serpentone di perfetto asfalto nero, comode panchine, annunciati punti panoramici. E una navetta leziosa che mi pedina passo passo. Questo è il Rim Trail che si allunga per la Hermit Road (una strada che si percorre solo con la navetta (gratuita), appunto).
Mi fermo a ogni punto panoramico. Hopi Point, Mohave Point, The Abyss. Sono solo alcuni dei più famosi. È un paesaggio ripetitivo ma che mi lascia costantemente a bocca aperta. Adocchio il principale fautore di questo spettacolo naturale: il Colorado River. Misterioso, si confonde con le sfumature delle rocce.
Arrivo al più distante Hermit’s Rest e per tornare indietro monto sulla comoda – quanto tremendamente turistica – navetta.
L’ultima parte della giornata la trascorro tra pompe di benzina vintage, Cadillac sgargianti, appariscenti vetrine, scritte al neon allucinogene. Sono a Williams, una piccola particella della Route 66. La strada più famosa d’America. Ceno in un diner anni ’60 dove mi servono un doppio cheeseburger con patatine e milkshake come se fosse acqua. Il mio stomaco mi abbandona qui.
🔎Grand Canyon in un box. L’ingresso al parco è incluso nella tessera dei parchi. Per un giro, non troppo approfondito, basta una mezza giornata (abbondante). Questa è stata l’unica occasione nel mio itinerario in West Coast di 14 giorni in cui ho dormito all’interno del parco. E te lo consiglio. Tramonto, notte e alba sono magnifici al Grand Canyon.
Da Williams a Los Angeles (circa 7 ore)
Per affrontare questa folle tirata di 7 ore nel nulla del deserto del Mojave ho bisogno di tutta la carica positiva che riesce a regalarmi Seligman. Una cartoonesca città sulla Route 66, ispirata al buffo mondo di Cars. Faccio un divertente ma breve giretto e rimetto il piede sull’acceleratore.
Finché posso mi tengo sulla strada leggendaria ma poi cedo alla comodità della Interstate 40.
Il tanto desiderato pranzo si rivela essere la pausa più disgustosamente unta della mia vita. Nauseata proseguo un viaggio che diventa sempre più mono-tono. Per ridare un po’ di colore a questo piatta linea desertica faccio una deviazione fino a Amboy. Qui c’è la famosissima insegna del Roy’s Cafè & Motel, splendido feticcio della Route 66.

Un vuoto impietoso mi accompagna per altre 110 miglia. Anche la temperatura ci mette del suo superando sfacciatamente i 30°. Arrivo finalmente al mio motel a Santa Monica, stanca e schifosamente pezzata. Mollo subito l’auto, per oggi non voglio più saperne. Ma sono seriamente grata di avere un parcheggio gratuito a LA (la migliore scelta che ho fatto nel mio itinerario in West Coast di 14 giorni).
Cerco un equilibrio alimentare in una cena dal gusto orientale. Un localino semplice, frequentato da local, deliziosamente squisito.
Fine dell’itinerario in West Coast di 14 giorni: Los Angeles
Ammetto, senza pentirmene, che mi sono defilata da Los Angeles. Non ho avuto il coraggio né la tolleranza necessaria per affrontare di petto questa città. Così l’ho incrociata di striscio, bazzicando nella mia isola felice a Santa Monica. Allungandomi fino all’iconico Pier (e al cartello che segna gloriosamente la fine della Route 66). Pedalando tra le vibes super californiane a Venice Beach. Scattando foto su foto alle torrette di Baywatch. Camminando a piedi nudi sulla sabbia e nell’oceano (la scottatura color aragosta faceva parte del pacchetto).
Faccio dei brunch deliziosamente ipercalorici, passeggio tra villette super chic (e super protettive, con minacciosi cartelli piantati saldamente in giardino). Ma anche qui non dimentico i volti dei senzatetto.

Un rischio calcolato. Ecco come definirei il mio tragitto da Santa Monica per andare all’aeroporto. Visto che sono in netto anticipo (merito dell’ansia di marito) allungo il tragitto, spingendomi fino a Beverly Hills. Giusto per una sbirciatina. L’ultimo ricordo che mi accompagna di LA sono le sue strade tentacolari e il traffico intensamente avvolgente. Il mio itinerario in West Coast di 14 giorni finisce qui.
💡Se non vuoi impazzire nel traffico frastornante di LA puoi optare per un tour della citta, come questo.
A bordo del volo Lufthansa Malinconia è già seduta accanto a me. Una malinconia atipica, che coinvolge tutti gli aspetti che più ho detestato degli USA. Sopra a tutti il cibo (unpopular opinion, I know). Tornerò USA ne sono certa, e questa volta sarà con una scorta maxi di digestivo.
📚Ti lascio una mini lista di libri da leggere per iniziare a gustarti il tuo itinerario in West Coast 14 giorni.
- America perduta, Bill Bryson
- Sulla strada, Jack Kerouac
- California, Francesco Costa
Grazie per essere passati di qui!
Spero che questo articolo ti abbia ispirato a scoprire nuovi luoghi e a vivere esperienze indimenticabili. Se hai domande, consigli o vuoi raccontarmi le tue avventure, scrivimi nei commenti!
Realizziamo insieme il tuo viaggio su misura!
Se sogni un itinerario personalizzato creato apposta per te, non esitare a contattarmi. Sarò felice di aiutarti a trasformare la tua prossima avventura in realtà.
