Amore. Profondo, irrazionale, dolce, bisbetico. Leale. Non saprei come altro definire il mio legame simbiotico con il Giappone.
Una passione nata sottovoce e che ben presto ha preso un posto extra large nella mia vita. Il Giappone mi ha vista crescere con gli anime trasmessi su Italia uno (e la quasi estinta La7 Gold); mi ha spalleggiato quando discutevo di lui nei miei esami universitari; mi ha sostenuto in tutti gli alti e bassi della mia vita. Di fatto è il terzo incomodo (non per me) nel mio matrimonio.
Eccomi qui allora a parlarti del mio grande amore, e di quello che ti consiglio di vedere a Tokyo in 5 giorni. La capitale più ordinatamente caotica che abbia mai incontrato.
Quanti giorni ci vogliono per visitare Tokyo?
Sospetto che questa sia una domanda a trabocchetto. Il classico cliché “non basta una vita per…” è più che mai (banalmente) vero, in questo caso. Non basta una vita per vedere Tokyo e per stare al passo con le sue infinitesimali mutazioni.
Però, deliziarsi di Tokyo in 5 giorni è un discreto punto di partenza, soprattutto se è la prima volta che visiti il Giappone.
Quali sono i mesi migliori per andare a Tokyo?
Tokyo è splendidamente affascinante 365 giorni l’anno. Ma ci sono alcuni ma da approfondire, un tantino.
La primavera è la stagione più accattivante, ti strega con l’incanto dell’hanami e le temperature sono piacevoli quanto un bocciolo di ciliegio.
L’estate è umida, appiccicosa e clamorosamente disidratante. Una vera sfida punteggiata da effervescenti fuochi d’artificio.
L’autunno è avvolgente, la sua chioma rossastra è estremamente intrigante e il momiji – le foglie rosse – commovente. Un ottimo periodo per visitare Tokyo in 5 giorni.
L’inverno è freddo e capita che porti con sé fugaci nevicate. È fatto di ambiziose luci natalizie, del rispettoso silenzio del Capodanno e di deliziose, quanto soffici, torte panna e fragole.
Riassunto dell’itinerario di Tokyo
in 5 giorni
Giorno 1: Marunouchi – Ginza – Jimbocho – Asakusa
Mi sveglio scricchiolante e dolorante. I letti degli hotel di Tokyo sono così: deliziosamente comodi ma infelicemente piccoli. Difficili da condividere in modo pacifico. Ma, francamente, chissenefrega. Sono a Tokyo.
La prima cosa che faccio nella capitale è perdermi. Ups. Avevo intenzione di iniziare l’itinerario di Tokyo in 5 giorni dal Palazzo Imperiale. E così è stato, in effetti. Ma non so esattamente come, uscire dai suoi giardini si è rivelato assurdamente complicato. Non ha contribuito a diminuire il mio spaesamento la regale carrozza – con tanto di cocchiere – che sobbalzava lungo strada.
Felicemente frastornata mi dirigo verso Ginza tra business women in tacchi a spillo e attillati tailleur. A Marunouchi mi ritrovo faccia a faccia con il volto anacronistico in mattoni rossi della stazione di Tokyo. Meraviglioso.
A ogni passo prendo più confidenza con l’aria, la gente, le sconfinate sagome irregolari dei grattacieli. E Tokyo inizia a calzarmi alla perfezione.
Ginza è un quartiere commerciale che ha carattere. Ma non sono i negozi di lusso che attirano la mia attenzione. Quello che cerco, quello che voglio, è vedere la GGG: la Ginza Graphic Gallery. Un nome anonimo, un palazzo come tanti. Non per me. Qui ha fatto i suoi primi passi il graphic design giapponese. Una conquista per una nerd del settore come me.
Pranzo con un grazioso bento seduta in un minuscolo riquadro verde – non definibile come parco – circondata da impiegati del quartiere finanziario di Nihombashi. Questa cosa mi fa sentire molto local.
Prendo la metro e scendo alla ferma sbagliata. Tanto meglio. Camminando mi gusto ogni intonazione di Tokyo. E alla fine arrivo nel mio personalissimo angolo di mondo: Jimbocho. Il quartiere di libri. Incroci di librerie, semafori di scaffali. Sprofondo in una disordinata libreria; mai un abisso è stato più dolce. Riemergo con troppi titoli sottobraccio e troppi pochi yen per acquistarli tutti.
Sulla via dell’hotel mi imbatto in una partita amatoriale di baseball. Marito sorseggia fiduciosamente una Dottopepper. È uno di quegli attimi felici che rimangono incollati alla memoria.
Al tramonto gironzolo per Asakusa, uno dei quartieri che ho preferito visitando Tokyo in 5 giorni. La città qui lascia intravedere l’antica immagine di Edo. Il sole si spegne e le luci accendono il tempio Senso-ji. Una delizia. Come la soba fredda che trangugio per cena.
Mi preparo a una delle sfide più terrificanti che ho affrontato. La Tokyo Skytree. La torre più alta del Giappone. Il mio cuore affetto da vertigini-fobia inizia a sobbalzare in modo irregolare. Forse è un codice morse per dirmi “Ehi Jessica ma che diamine ti salta in mente?!”. Deglutisco saliva amara e dopo un interminabile monologo di autoconvincimento prendo l’ascensore. Sono in cima. La vista merita ogni singolo secondo di irrazionale paura provata. Torno in hotel un tantino più fiera di me stessa.
Giorno 2: Kamakura – Harajuku
Non mi ha mai disturbato la pioggia in viaggio. Anzi, credo fermamente che riesca a fare risaltare lievi dettagli altrimenti non visibili. E così quando mi alzo e mi accorgo della pioggia densa e fitta sopra Tokyo non me la prendo.
Salgo a bordo dell’adorabile treno per raggiungere la sonnacchiosa cittadina sul mare di Kamakura. Mi accodo a un’educatissima classe di bambini delle elementari fino al bonario Daibutsu, il buddha di bronzo simbolo della città. Osservo curiosa la sua eterna meditazione e vengo catturata da quell’indifferenza protettiva dall’indelicatezza del mondo.
🔎Kamakura in un box. Come arrivare? Per coprire la tratta Tokyo-Kamakura c’è il treno e hai due possibilità. Se hai attivato il JRP (Japan Rail Pass) allora prendi i treni della Japan Railway (JR) e in circa un’ora arriverai a Kamakura. Se non hai il JRP e vuoi risparmiare sul biglietto allora ci sono i treni della Odakyu Railways, ma considera almeno 1 ora e mezza di viaggio. Di certo è un’escursione da fare a Tokyo in 5 giorni.
Torno in me e mi accorgo che la pioggia si è presa una breve pausa così ne approfitto per visitare uno più importanti santuari che ci sono a Kamakura, lo Tsurugaoka Hachimangu. Credo proprio di averlo agguantato alle spalle perché quella che ho davanti sembra tutto tranne che un’entrata principale. La piccina ma graziosa scalinata è abbracciata da altrettanto piccini ma graziosi torii rossi. Con un atto di fiducia inizio a salire i gradini fino a sbucare effettivamente al santuario, dove le proporzioni sono ritornate in scala reale. Gli edifici che mi circondano sono semplicemente bellissimi.
Ricomincia lo zelante tintinnio dal cielo. Una dopo l’altra grosse gocce d’acqua creano una complessa opera astratta nello stagno attraversato da un delizioso ponticello rosso. L’immagine perfetta della fugace bellezza del Giappone.
Con quest’acqua non mi va di fermarmi oltre e rientro in una Tokyo che scopro essere ancora più fradicia.
Questa pioggia è compatta, collosa. Cerco di togliermela di dosso andando a Harajuku, il quartiere più estroverso della città. Mi butto nella famelica Takeshita Dori la Mecca per chi ama la moda in tutte le sue eccentricamente bizzarre espressioni. Mi affascina l’estrema libertà di forme, di spirito, che concede questa via. Non l’ho più ritrovata a Tokyo in 5 giorni. Mi faccio una scorpacciata di stili sconclusionati e ammiro adolescenti in cosplay. Marito decide di calarsi nel mood comprando (e indossando) un paio di calzini fino al polpaccio che cozzano deliziosamente con il suo outfit. Tokyo, ti adoro.
Per cena finisco nel posto senza alcun dubbio più tipico che ho scovato a Tokyo in 5 giorni. Un’anonima tavola calda frequentata solo da persone del posto, forse solo del quartiere. Per lo più business man solitari che inghiottono ciotole di ramen con lo sguardo stanco incollato al programma che trasmette la tv. Il proprietario mi fa accomodare al famigliare bancone; è come se mi ospitasse a casa sua. Ordino un croccante tonkatsu fumante.
Mi allontano verso l’hotel non prima di aver contraccambiato l’ospitalità con un sentitissimo quanto incerto Arigatou gozaimasu!

Giorno 3: Tsukiji Market – Roppongi – Akihabara
Non c’è più. O meglio, non c’è più quello di una volta. È stato spostato, modificato, diviso. Rivoluzionato per le Olimpiadi 2020+1.
Del mercato del pesce di Tsukiji rimane solo un allettante ricordo. Il ricordo di una colazione a base di pesce freschissimo, dei sorrisoni di chi ci lavorava, del sushi più deliziosamente buono che ho mai mangiato, delle signore dietro le griglie sfrigolanti, delle bancarelle con assurdità in scatola come le foglie d’acero. Tsukiji era la quotidianità della gente che andava al mercato in una zona che porta come data di nascita il 1657.
🔎Il Mercato di Tsukiji in un box. Dal 2018 il mercato del pesce di Tsukiji è stato spostato in vista anche delle Olimpiadi del 2020+1. Perciò nel tuo viaggio a Tokyo in 5 giorni troverai la “zona esterna” del mercato – con diversi negozietti e ristoranti di sushi – ancora a Tsukiji mentre il vero e proprio mercato (e la famosa asta dei tonni) nella nuova sede a Toyosu.

Saluto Tsukiji e cambio zona. Roppongi. Un quartiere che, in tutta onestà, mi sta indifferente. Dalla terrazza del complesso di edifici Roppongi Hills mi sforzo di scorgere la Tokyo Tower, la versione nipponica della Tour Eiffel. Assorbita com’è dai nuvoloni grigi che invadono la città è una vera impresa.
Scruto scrupolosamente l’orizzonte quando un’ostica folata di vento ribalta l’ombrello di marito e cerca di portarglielo via. Impavido marito lo afferra assumendo la posa super concentrata di Goku mentre scaglia una potentissima onda energetica. Forse è un’immagine mentale condivisa perché perfino una signora si ferma davanti a noi e scoppia a ridere. (Allego la foto-prova dell’accaduto).

Visitare Tokyo in 5 giorni significa sperimentare l’atmosfera deliziosamente nerd di Akihabara. Il microcosmo di elettronica di Tokyo. Senza tralasciare il fortissimo legame che ha con la cultura dei manga e degli anime.
Mi aggiro tra le insegne luminose in una sorta di trip legalizzato. Comprerei TUTTO. Gadget super kawaii di Sailor Moon, Lamù, Studio Ghibli, One Peace. Qualcuno mi fermi. SEGA, Nintendo. Le sale giochi della mia infanzia. Credo di aver trascorsi qui alcuni degli attimi più profondamente soddisfacenti della mia vita, non ultimo la vittoria a Super Mario Kart contro marito.
Giorno 4: Ueno – Shibuya – Shinjuku
Panda, tombini, Hiroshige. È così che il mio cervello ha memorizzato Ueno, il parco più famoso e immensamente grande di Tokyo. Il panda è per il dolce cucciolo appena nato allo zoo che non sono riuscita a vedere; i tombini per la loro improbabile bellezza di fiori di ciliegio calpestabili; Hiroshige (il grande maestro dell’Ukiyo-e) per il “Pino a forma di luna” ritratto in una delle stampe più arditamente innovative dell’artista. Questo è Ueno, per me. Ma ad avere più tempo sospetto che diventerebbe molto di più.
Appena fuori dal parco c’è un grazioso quanto caotico mercato: l’Ameya Yokocho. Ci sguazzo allegramente e acquisto dei piccoli asciugamani tradizionali (tenugui) con dei panda disegnati. Un auto-regalino di consolazione.
Credo di non aver mai capito il significato profondo di folla. Almeno non prima di arrivare al Shibuya Crossing, nell’omonimo quartiere della capitale. Questo non è un incrocio pedonale ordinario. Qui un gesto scandito civilmente da luci colorate come lo è l’attraversamento pedonale diventa una competizione, tosta. Rapidi riflessi, intimidazioni, schivate olimpioniche. È assurdamente fantastico.
🔎Shibuya in un box. Se visiti Tokyo in 5 giorni osserva il Shibuya Crossing salendo da Starbucks, all’interno dell’edificio QFRONT.
Nel mio itinerario di Tokyo in 5 giorni porto i miei ossequi al cane più straziatamente fedele della storia: Hachiko. E proseguo con rispetto verso il santuario Meiji Jingu.
Mentre passeggio lungo il viale alberato mi domando cosa aspettarmi da uno dei luoghi shintoisti più importanti del paese. Guardo incuriosita la lunga parete che è sbucata al mio fianco. Una sopra l’altra delle tozze botti agghindate di eleganti kanji creano il muro alcolico più gigantesco che ho mai visto. (Non che mi sia capitato di vederne molti altri). È sakè, il liquido trasparente che è (era, in realtà) premurosamente custodito lì dentro.
Un ingombrante torii mi attende all’ingresso, lo shimenawa (una corda di paglia di riso) mi annuncia che questo è un luogo sacro. Mi siedo su una panchina per gustarmi il santuario, delizioso nella luce morbida del tramonto.
Penso che niente potrebbe migliorare il momento. La realtà mi contraddice non appena un lento corteo muto entra nel cortile del santuario. Mi ci vuole qualche secondo per capire che si tratta di un matrimonio. Arrossisco di fronte a questa ordinatissima felicità: è la scena più tradizionalmente giapponese che ho visto nel mio viaggio a Tokyo in 5 giorni.
Ceniamo al 3° piano di un grattacielo osservando il mondo notturno di Shinjuku dalla finestra. La vita movimentata del quartiere mi compare davanti nella veste di 3 business man ubriachi. Uno steso a terra, uno barcollante, uno che cammina mentre sparge pipì. Tokyo sei estremamente interessante.
Giorno 5: Nikko, l’escursione da fare a Tokyo in 5 giorni
Sono sul treno che mi sta portando tra le montagne, a nord di Tokyo. Il treno è super affollato, avrei voluto partire prima ma non ho trovato un posto. Ora so che nel fine settimana tutti gli escursionisti di Tokyo si dileguano a Nikko.
La coppia di mezza età seduta alla mia sinistra sta facendo colazione con uova sode, e io penso ammirata che devono proprio adorarle per portarsi delle uova da sgusciare in un vagone sobbalzante.
🔎Nikko in un box. Come arrivare a Nikko da Tokyo? Anche in questo caso hai due soluzioni. Se hai attivo il JRP allora ci sono sempre i treni Japan Railway (JR); se invece non hai il JR Pass sfrutta i treni della Tobu Railway perché costa decisamente meno e il tempo del tragitto è molto simile: in entrambi i casi ci vogliono circa 2 ore. Io sono entusiasta di questa escursione che ho fatto durante il mio viaggio a Tokyo in 5 giorni.
Dopo circa due ore arrivo in questo inoffensivo piccolo paesino. La mia prima tappa è il santuario più famoso di questa cittadina fatta di densa spiritualità e intima natura: il santuario Toshogu. Decido di arrivarci a piedi – in realtà non per scelta, visto che tutti i bus sono stracolmi – e mi incammino di buonumore lungo la sonnacchiosa via principale.
Un ponte rosso vermiglio segna il l’ingresso all’area dei templi e dei santuari di Nikko. È Shinkyo, un vero sex-symbol tra i ponti del Giappone. Dopo qualche scatto rubato lo guardo allontanarsi mentre raggiungo il santuario Toshogu. Questo è il mausoleo di un vero tipo tosto: Tokugawa Ieyasu. Non uno qualunque. La sua dinastia è riuscita a governare sul Giappone per qualcosa come 264 anni. Ripeto, era uno TOSTO.
Il santuario è gremito di gente ma nemmeno me ne accorgo incantata dalla pagoda in legno a 5 piani, oltremodo graziosa. Arditi ricami decorativi corrono lungo le pareti degli edifici, ogni dettaglio è minuziosamente scolpito, definito, immortalato. Una bellezza intagliata con sentimento.
Mi accodo alla disordinata fila per vedere tre Primati così famosi da avere una loro personale emoji. Sono le tre scimmie “non sento, non vedo, non parlo”.
Ammiro altri templi, altri santuari, mi lascio catturare dalla foresta così naturalmente addomesticata e dalla sua umidità che mi avvolge come un accappatoio caldo.
Cammino lungo il fiume Daiya: le screziature delle foglie d’acero annunciano l’arrivo di un autunno espressivo. Pedino da lontano due escursionisti che mi precedono e sembrano saperne più di me sulla zona. È grazie a loro che faccio conoscenza di Jizo e del suo sorriso mormorato.
Ho letto molto di lui: il protettore dei viaggiatori e dei bambini. Serenamente immobile, indossa un cappellino lavorato a maglia e quello che sembra a tutti gli effetti un bavaglino, rosso. A stupirmi non è vedere una statua vestita con indumenti fatti a mano quanto il reale senso di protezione che emana.
Uno. Due. Tre. Quattro. Sono 70 le statue di Jizo. Questo è il luogo di spiritualità meno convenzionale in cui mi sia mai trovata nel mio viaggio a Tokyo in 5 giorni.

Il sole inizia a nascondersi dietro le montagne. È ora di tornare in stazione. Non resisto però a fermarmi in un localino che vende piccoli capolavori di gelato artigianale, decorati con le 3 scimmie cioccolatose. La conclusione perfetta per salutare Nikko.
Trascorro l’ultima notte in un hotel vicino all’aeroporto. Questa sera è l’equinozio d’autunno e in Giappone si festeggia osservando la luna (Tsukimi). Vado anch’io alla finestra facendo mio questo adorabile gesto tradizionale e ammiro la dolce sagoma della luna piena. Ripenso a tutto quello che è stata per me Tokyo in 5 giorni. Ho la pelle d’oca.
📚Ti lascio una piccola lista di libri da leggere prima di visitare Tokyo in 5 giorni. (Li ho letti e adorati, tutti).
- I Love Tokyo, La Pina
- Tokyo tutto l’anno, Laura Imai Messina
- Autostop con Buddha, Will Ferguson
- Le quattro casalinghe di Tokyo, Natsuo Kirino
Grazie per essere passati di qui!
Spero che questo articolo ti abbia ispirato a scoprire nuovi luoghi e a vivere esperienze indimenticabili. Se hai domande, consigli o vuoi raccontarmi le tue avventure, scrivimi nei commenti!
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