Allegra. Effervescente. Familiare. Ospitale. Simpatica. Dublino è il ritratto di una buona migliore amica.

Un’amica che puoi andare a trovare per uno spassoso weekend o che passi a salutare dopo uno strepitoso on the road dell’isola verde smeraldo. Insomma, visitare Dublino in due giorni è sempre una buonissima idea.

Quanto tempo ci vuole per visitare Dublino?

Dublino è un concentrato di cultura e spensieratezza. Il suo centro storico è super a portata di camminata perciò – con un alloggio in una buona posizione – puoi girare tranquillamente a piedi.

Se dovessi sbilanciarmi ti direi proprio di visitare Dublino in due giorni per avere una buona panoramica della città.

Valuta invece 3 giorni di viaggio se vuoi fare una gita fuori porta (come al villaggio di pescatori di Howth) o approfondire qualche aspetto di Dublino, come una visita in distilleria, alla Guinness Storehouse oppure un tour della prigione Kilmainham Gaol.

Qual è il periodo migliore per andare a Dublino?

Prima ti metti in testa che in Irlanda la pioggia è di casa prima smetterai di considerarla un ostacolo per visitare Dublino in due giorni.

È così. Il cielo d’Irlanda è una dolce declinazione di pioggia. Con un proprio ritmo (folk) che cambia velocemente.

Certo, se visiti Dublino nel suo “periodo migliore” da fine maggio a metà settembre – avrai una temperatura più gradevole e qualche bel polposo raggio di sole ma non credere di scampare agli acquazzoni. Io l’ho risolta con un kway e un copri zaino impermeabile (come questo), mi è tornato davvero utile.

Ma voglio dirti che Dublino merita di essere assaporata anche in altri mesi, in altre stagioni. Pensa alla caotica euforia che invade la città per San Patrizio o alla scioglievole atmosfera natalizia. Te l’ho già detto Dublino è sempre una buonissima idea.

Dublino in due giorni

🚗Ti consiglio di noleggiare l’auto su questo sito se Dublino sarà solo una tappa di un variegato viaggio nella verde Irlanda.

Cosa vedere a Dublino a piedi? Giorno 1

Marrion Square Park

Dopo una (possente) colazione Irish style mi incammino lungo la via – circondata da case a schiera in mattoncino e briosi portoni colorati – fino a Marrion Square Park. Faccio tappa qui per due motivi: dal punto di vista pratico mi è proprio su strada per raggiungere il centro dall’hotel dove alloggio; dal punto di vista sentimentale al Marrion Square Park c’è la statua di uno dei miei scrittori preferiti: Oscar Wilde.

Tra sentieri curati, alberi verdeggianti e locals che fanno jogging finalmente lo riesco a scorgere: semi-sdraiato, scarpe lucide, un’espressione inconfondibilmente dandy. È lui, Oscar Wilde.

Ammetto che in realtà la statua non è niente di clamoroso. (Lo sai Oscar che ti apprezzo tantissimo, ma suvvia…questa tua rappresentazione non è proprio memorabile).

Statua di Oscar Wilde  a Dublino

La statua di Molly Malone: da leggere con “Molly Malone” dei The Dubliners nelle orecchie

Supero il Trinity College (cercando di non sbirciare) fino ad arrivare in centro. Sono a Suffolk Street quando il mio sguardo cade sul volto stanco di una donna. È lì, appoggiata al suo carretto con ceste piene di pesce.

Una piccola folla di turisti le scatta qualche foto, e oziosamente riprende il suo giro. Io rimango a guardare non capendo come la statua di una pescivendola possa attirare così tanta attenzione. Finché non faccio mente locale ed esclamo “ma certo, sarà di certo Molly Malone!”.

Se non ti si è accesa nessuna lampadina è più che normale. Molly è un mito, ma soltanto entro il perimetro d’Irlanda. Questa figura dalla doppia vita – pescivendola e prostituta – è entrata nei cuori dei dublinesi. A lei è stata dedicata la malinconica ballata che è diventata l’inno (non ufficiale) della città. (Cosa aspetti? Metti la versione dei The Dubliners come sottofondo mentre prosegui a scoprire cose vedere a Dublino in due giorni.)

Statua di Molly Malone a Dublino

Ha ‘Penny Bridge

Lungo la sponda del fiume Liffey adocchio l’Ha ‘Penny Bridge, lo scenografico ponte (che dà il meglio di sè di sera) collega le due metà della città. Scopro, leggendo online, che deve il suo nome al fatto che in passato bisognava pagare mezzo penny (half penny) per poterlo attraversare. Immagazzino il tutto nella mia memoria a breve termine.

Temple Bar

Il nugolo di persone e turisti mi segnala a gran voce che sono arrivata a Temple Bar. Probabilmente il luogo più disgustosamente famoso della capitale. Ma tappa imperdibile visitando Dublino in due giorni. Le insegne, gli stemmi, il rosso accesso, i caratteri del nome: tutto è deliziosamente irlandese.

Mi divincolo a fatica per scattare foto che non includano le decine di persone appollaiate davanti (ma in fondo anch’io sono una di loro).

Rimango a fissare il pub e mi accorgo che non mi interessa entrare. Sarà che arrivo da un on the road in Irlanda che mi ha portato in minuscoli quanto assurdamente tipici pub di paese; sarà per le parole del mio taxista che – durante la corsa verso l’hotel – si è lamentato di quanto Temple Bar sia ormai un affare turistico, con prezzi spropositati. Costringendo, volente o nolente, chi ci vive a cambiare aria.

Quindi guardo, e passo oltre anch’io.

Temple Bar a Dublino

Castello di Dublino e Chester Beatty Library

Entro incuriosita al Municipio di Dublino per rimanere a bocca aperta per la bellezza di stampo georgiano della City Hall. Una sala circolare che merita di certo una sbirciatina!

Proseguo per imbattermi nel castello meno castello che ho mai incontrato. Il Castello di Dublino, come dire, non dimostra proprio una grande spavalderia. Sembra più una graziosa residenza d’epoca dove sorseggiare un tè con dei pasticcini, stile Downton Abbey. Almeno io mi sono creata questa immagine in testa.

Non visito gli interni; preferisco ritagliarmi del tempo per spulciare la Chester Beatty Library una biblioteca-libreria (a ingresso gratuito, strepitoso!) che racchiude interessantissimi manoscritti, libri, miniature, stampe orientali ed europee. Qui scovo un notevole angolo di Giappone e un’appassionata come me non può di certo perderselo. Quindi trascino con foga marito tra una stampa e l’altra ammirandone linee e colori. Fino a esaurimento della sua pazienza. Lo ricompenso con una piacevolissima pausa al caffè del piano terra (proprio davanti a un allettante bookshop).

Cattedrale di San Patrizio

Il grigio del cielo si mescola con quello della pietra. Il verde brillante del curato giardino risalta su tutto. Avverto sulla mia pelle l’aria solenne della cattedrale-custode della storia irlandese. La Cattedrale di San Patrizio.

Scelta personalissima del mio viaggio a Dublino in due giorni: non ho visitato gli interni. Perché? La mia mente ha immagazzinato come motivazione principale il costo (astronomico) del biglietto. Ora, controllando online, vedo che l’ingresso è di 11€. Quindi il perchè non te lo saprei proprio dire. Fatto sta che ho visto questo incredibile omaggio a San Patrizio solo gironzolandogli intorno.

Dublino in due giorni, a piedi

Marsh Library

Proprio accanto alla cattedrale però non mi sono lasciata sfuggire quella che per me è la vera e propria chicca di Dublino in due giorni. La Marsh Library: la prima biblioteca pubblica del Paese, una delle più antiche d’Irlanda. Frequentata – in passato, sia bene chiaro – da Jonathan Swift, James Joyce, Bram Stoker. Sono esaltata.

Questa bellezza conserva intatto il suo aspetto da oltre tre secoli, senza mostrare segni di decadenza (o ancora peggio orribili rughe per la veneranda età).

La Marsh Library è piccola e riservata con scaffali di legno ricolmi di volumi che profumano di storie. La gentile custode all’ingresso mi racconta un po’ della storia di questo luogo e io mi godo la visita insieme a una manciatina di altre persone. Scrivo orgogliosamente il mio nome nel libro dei visitatori prima di tornare verso l’hotel.

Marsh Library a Dublino

Le ultime energie le conservo per scovare un pub dove mangiare qualcosa di caldo e sentire appassionata musica irlandese. Alle 18:57 entro al The Old Storehouse. Il locale è pieno di gente: in Irlanda si mangia presto, sì. (Una grande gioia per me).

Tavolini in legno, mosaici di quadri alle pareti, soffici divanetti in tessuto. Davanti a me marito innaffia il suo hamburger con una pinta di birra. Al piano di sotto un irlandese canterino è già al microfono con la sua chitarra. Questa serata è deliziosa.

Dublino a piedi, cosa vedere nel giorno 2

Trinity College

Questa università – la più antica d’Irlanda – non ha bisogno di presentazioni. È semplicemente un’istituzione, dalla storia straordinaria.

Sempre per la mia memoria a breve termine immagazzino qualche dato a riguardo: è stata la regina Elisabetta I a fare costruire il Trinity College nel 1592 e da allora le sue aule sono state laboratori di prova per moltissimi studenti. Tano per farti qualche nome: Jonathan Swift, Bram Stoker, Samuel Beckett, Oscar Wilde, Edmund Burke. Straordinario.

Una pioggerella leggera mi accompagna fino al campus. Sono disorientata dalla vastità del College e dal vedere ragazzi in maglietta a maniche corte quando io indosso un triplo strato sormontato da k-way.

Mi ci vuole un po’ ma alla fine riesco a trovare la strada per l’Old Library Building. Ho prenotato (con parecchio anticipo) il primo ingresso disponibile per ammirare il Book of Kells, il manoscritto medioevale più famoso al mondo.

E, soprattutto, la Long Room. L’ingresso in questa biblioteca mi lascia sbigottita-frastornata-meravigliata. Oltre 250.000 magnifici volumi, tra i più antichi d’Irlanda. I miei occhi scansionano all’impazzata scaffali su scaffali. Jessica passione biblioteche parte 1/4964940.

Long Room del Trinity College di Dublino

Continuo la mia insaziabile scorpacciata di letteratura visitando la Ulysses Rare Book. Una porticina azzurro acceso si apre su un mondo di edizioni rare. Lasciatemi qui.

Poi mi avventuro alla Sweny’s Pharmacy la farmacia (oggi libreria) dove entrò il protagonista di Ulysses, il famoso romanzo di James Joyce. (Sì, a Dublino sono molto affezionati a James). La signora che mi accoglie ha un’aria particolare – mi ricorda un po’ la professoressa Cooman di Harry Potter. Mi farcisce di informazioni su Joyce e sul suo stretto rapporto con la città. Ripeto, i dublinesi sono MOLTO affezionati allo scrittore. Esco da lì con un libricino in più e un po’ di fiato in meno.

O’Connell Street

Attraverso il fiume per ritrovarmi in una zona che non ha nulla a che vedere con la bellezza e l’eleganza della Dublino dal volto georgiano. Qua negozi, catene, cinema, boutique dominano la scena.

Sono sulla O’Connell Street e qui tutto riecheggia il nome O’Connell. A quanto pare, questo tale è stato uno dei più grandi uomini politici della storia del Paese. Ad ogni modo, lascio alle spalle il ponte O’Connell per imbattermi nel monumento di O’Connell (in ricordo dell’Insurrezione di Pasqua del 1916).

Poco oltre il General Post Office segnala che proprio qui è stata proclamata l’indipendenza della Repubblica d’Irlanda. Caspita.

Saluto poi la statua di James Joyce (tanto per cambiare). Ma quello che attira più la mia attenzione – anche perché è davvero difficile non notarlo – è quello spillo sbrilluccicante che buca il cielo. Il The Spire. Alto 120 metri si diverte a solleticare ne nuvole sopra Dublino.

Dublin Docklands: da leggere con “Dirty Old Town” nelle orecchie

Mi appropinquo verso la vecchia zona portuale della città: Docklands. Una zona che sarà stata pure malfamata in passato, ma oggi la trovo piacevolissima. Rimango abbagliata dalle sue azzardate linee architettoniche: da Grand Canal Square al Samuel Becket Bridge. Wow.

Ma qui c’è anche un pezzo di (dolorosa) storia irlandese da scoprire, ben rappresentata dalla Jeanie Johnston. Una replica fedele delle navi che trasportavano gli immigrati irlandesi, stremati dalla Grande Carestia, verso il sogno americano.

Jeanie in realtà è stata una delle più fortunate: in 16 traversate ha sempre condotto tutti illesi.

Docklands , il quartiere portuale di Dublino

Per cena mi affido ancora una volta ai consigli del buon taxista (lo stesso che mi aveva parlato di Temple Bar) per andare in cerca di qualche localino in Camden Street. Una piacevole via frequentata dalla gente del posto.

Dopo 10 giorni di viaggio, e annessa cucina irlandese, mi lascio tendare da un gustoso ramen. Mentre mi scolo il brodo caldo non posso far altro che pensare che Dublino in due giorni è davvero una buonissima idea, sempre.

📚Ti lascio una piccola lista di libri da leggere prima di visitare Dublino in due giorni. (Li ho letti e adorati, tutti).

Grazie per essere passati di qui!

Spero che questo articolo ti abbia ispirato a scoprire nuovi luoghi e a vivere esperienze indimenticabili. Se hai domande, consigli o vuoi raccontarmi le tue avventure, scrivimi nei commenti!

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A presto, e buon viaggio!